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I Beni Culturali
Dátum pridania: | 09.06.2004 | Oznámkuj: | 12345 |
Autor referátu: | Sika | ||
Jazyk: | Počet slov: | 3 303 | |
Referát vhodný pre: | Stredná odborná škola | Počet A4: | 12.9 |
Priemerná známka: | 2.95 | Rýchle čítanie: | 21m 30s |
Pomalé čítanie: | 32m 15s |
Poiché l’incentivo alla riduzione dei costi è maggiore per l’impresa privata rispetto a quella pubblica, se lo Stato potesse determinare per contratto la qualità del prodotto da fornire, ci sarebbe un ovvio incentivo da parte sua a delegare la produzione al settore privato. Inoltre, l’irripetibilità del bene culturale limita la concorrenza tra le imprese e le scelte dei consumatori. Tutto sommato, sembra che ci siano importanti ragioni teoriche per limitare la proprietà dei beni culturali alle imprese private, specialmente se for-profit.
Si sostiene però che la gestione pubblica dei beni culturali crea X-inefficienze che si concretizzano in un aggravio dei costi e in una insufficiente valorizzazione dei beni culturali. Se per motivi finanziari e di inefficienza gestionale gli edifici storici rimangono chiusi, sarebbe meglio cederli ai privati.
C’è chi sostiene che l’alienazione di beni culturali ai privati può essere ammessa solo a determinate condizioni: a) l’individuazione in sede politica di un elenco chiuso di beni alienabili, siano essi di pregio o in disuso; b) l’imposizione di precisi vincoli di destinazione e d’uso in capo al futuro acquirente.
C’è anche chi propone di mantenere la proprietà pubblica dei beni culturali, ma lasciarne al privato la gestione. Questa posizione incontra due obiezioni: una di natura ideologica- chi sostiene questa posizione denuncia la pericolosità della gestione dei beni sulla base della loro redditività immediata, perché ciò privilegia i grandi spazi museali e i momenti spettacolari con immediati ritorni di reddito e di consumo a scapito della formazione e della crescita culturale della società; la seconda obiezione è di natura pragmatica: l’ingresso dei privati può avvenire in un assetto istituzionale che garantisca l’effettiva integrità del bene culturale.
L’organizzazione statale per i beni culturali in Italia
Gli organi del Ministero per i beni e le attività culturali preposti a tutela, recupero, restauro e gestione dei beni culturali demaniali su specifici ambiti territoriali sono le soprintendenze. Il Ministero decide la ripartizione dei fondi e dell’organico tra le soprintendenze, queste ridistribuiscono le risorse loro assegnate tra i diversi musei e monumenti di loro competenza.
Il Ministero è suddiviso in tre dipartimenti:
antichità, belle arti e paesaggio
spettacoli e sport
ricerca e ricreazione
da cui dipendono le direzioni generali: beni librari e istituti culturali, archivi, architetture e arte contemporanea, beni archeologici, patrimonio storico, artistico e demoantropologico, beni architettonici e paesaggio, teatro, cinema e musica.
Zdroje: Economia della arti- Guido Candela, Antonello E. Scorcu; Zanichelli