Il metodo del valore corrente richiede che gli immobili non strumentali siano contabilizzati in base al valore corrente alla data di bilancio. Il componente positivo o negativo di reddito derivante dalla variazione del valore corrente viene contabilizzato nel conto economico. Secondo il metodo del costo al netto dell’ammortamento, gli immobili non strumentali sono contabilizzati al costo meno gli ammortamenti accumulati. Quando si verifica un cambiamento nell’uso del bene immobile non strumentale, il principio contabile fornisce linee guida dettagliate per la successiva classificazione.RimanenzeValutazione. Le rimanenze devono essere valutate al minore tra il costo storico e il valore netto realizzabile (NRV). Il costo delle rimanenze contiene i dazi, i costi di trasporto e ogni altro costo direttamente attribuibile meno gli sconti commerciali e sussidi pubblici. Il valore netto realizzabile è il ricavo di vendita stimato nella normale gestione di impresa meno la totalità dei costi aggiuntivi necessari al completamento dei beni e le spesa di vendita.I metodo preferiti per la determinazione del costo sono il FIFO oppure il costo medio ponderato. Un’impresa deve scegliere la stessa metodologia di determinazione del costo per tutte le rimanenze che hanno simile natura o suo per l’impresa. Tuttavia se le rimanenze hanno differente utilizzo o natura, possono essere giustificati differenti metodi di determinazione del costo. Il metodo di determinazione del costo deve essere applicato coerentemente in modo continuativo nel tempo.
LE PASSIVITÀ NON FINANZIARIE
Fondi, passività e attività potenzialiContabilizzazione. Un accantonamento a un fondo può essere contabilizzato quando l’impresa ha un’obbligazione corrente per una futura fuoriuscita di risorse economiche come risultato di eventi passati. È inoltre richiesto dallo IAS 37 che sia probabile che tale fuoriuscita di risorse sia richiesta all’impresa per l’adempimento dell’obbligazione e possa essere ragionevolmente stimato l’ammontare dell’obbligazione. L’ammontare contabilizzato come un accantonamento deve essere la miglior stima della spesa minima richiesta per liquidare in pieno l’obbligazione corrente a ogni data di bilancio e deve essere attualizzata in base a un tasso di rischio.Un’obbligazione corrente sorge a seguito di un evento di natura obbligatoria e può assumere la forma di obbligazione legale o obbligazione implicita. Un evento impegnativo non lascia all’impresa alcuna alternativa realistica all’adempimento dell’obbligazione che ne deriva. Se l’impresa può evitare un costo futuro grazie ad azioni future, essa non ha un’obbligazione corrente e non deve costituire alcun fondo.
Un’obbligazione non deve prendere la forma di “obbligazione legale” prima che sia necessario contabilizzare un accantonamento. Un’impresa può non avere alcuna realistica alternativa oltre all’adempiere l’obbligazione derivante da un fatto vincolante; in questo caso l’impresa si trova di fronte a una obbligazione implicita. L’approccio seguito dal principio contabile è quello di restringere le possibilità di effettuare accantonamenti. Per esempio, un’impresa può contabilizzare un accantonamento solamente se ha l’intenzione di effettuare una certa spesa in futuro.Contratti in perdita. Gli accantonamenti per future perdite operative sono vietati a meno che si tratti di contratti in perdita. Se un’impresa ha un contratto in perdita, l’obbligazione contrattuale corrente deve essere contabilizzata e valutata come un accantonamento a un fondo.Fondi di ristrutturazione. Ci sono delle specifiche disposizioni che stabiliscono quando è possibile contabilizzare una ristrutturazione e quali costi sono compresi nell’accantonamento. L’impresa deve dimostrare che esiste un’obbligazione implicita derivante dalla ristrutturazione.Per prima cosa l’impresa deve avere un piano formale dettagliato che identifichi i principali interventi della ristrutturazione.
Inoltre l’impresa deve aver creato delle valide aspettative nelle parti interessate, che la ristrutturazione sarà effettuata, perché ha iniziato ad attuare il piano oppure ha annunciato le sue caratteristiche principali a colo che ne sono influenzati.Un piano di ristrutturazione non crea un’obbligazione implicita alla data di bilancio se l’impresa ha effettuato l’annuncio dopo tale data, anche se l’annuncio è effettuato prima che il bilancio sia approvato. Non sorge alcuna obbligazione per la vendita di un’attività sino a che l’impresa non si è impegnata in una vendita, ad esempio esiste un contratto vincolante di vendita.L’accantonamento comprende tutti i costi diretti necessari alla ristrutturazione e non comprende invece quelli associati con le attività ordinarie dell’impresa. Le eventuali plusvalenze derivanti dalla vendita delle attività non devono essere prese in considerazione per la valutazione e la stima dell’accantonamento.Risarcimenti.
Quando un’impresa si aspetta di ricevere degli indennizzi da terze economie che faranno fronte a una parte o tutte le spese richieste per estinguere un’obbligazione e non è impegnata per quella parte di spesa che sarà coperta dai terzi, l’impresa deve compensare l’indennizzo con l’accantonamento, e dare l’informazione circa il netto dovuto. In tutti gli altri casi l’accantonamento e l’eventuale indennizzo devono essere esposti separatamente, rispettivamente come una passività e un’attività.Tuttavia l’attività deve essere rilevata solo quando è virtualmente certo che essa sarà rimborsata nel momento in cui l’impresa adempie l’obbligazione: al momento della stima l’ammontare del rimborso non può eccedere l’ammontare dell’accantonamento. Nel conto economico il costo relativo a un accantonamento può essere esposto al netto dell’ammontare rilevato per l’indennizzo.Attività e passività potenziali. Le passività potenziali sono passività relative ad obbligazioni potenziali il cui esito sarà confermato solo in base al verificarsi o meno di eventi futuri incerti, al di fuori del controllo dell’impresa.
Una passività potenziale è contabilizzata come una passività quando è più probabile che sia richiesta una fuoriuscita di risorse all’impresa per far fronte ai propri impegni, e che la stima della stessa possa essere fatta. Le attività potenziali non possono essere contabilizzate. Quando un ricavo è virtualmente certo la corrispondente attività non è un’attività potenziale ed è contabilizzata come un’attività. Le attività e le passività potenziali che non soddisfano le condizioni per la contabilizzazione devono essere illustrate e descritte nelle note al bilancio includendo anche una stima del loro potenziale effetto economico.Imposte sul redditoContabilizzazione. Le imposte differite passive devono essere determinate su tutte le differenze temporanee utilizzando il metodo della passività. Le imposte differite sono conteggiate su tutte le differenze temporanee, che sono la differenza tra il valore fiscale delle attività e delle passività e il valore al quale esse sono iscritte in contabilità.
Le differenze temporanee comprendono le differenze tra il valore corrente e il valore fiscale delle attività e delle passività acquisite e gli effetti delle rivalutazioni delle attività effettuate ai fini contabili.Esistono quatto eccezioni al principio generale di conteggiare le imposte differite su tutte le differenze temporanee: l’avviamento il cui ammortamento non sia deducibile ai fini fiscali; l’avviamento negativo considerato come ricavo differito; la contabilizzazione iniziale di un’attività o di una passività che non influisca né sull’utile contabile né sul reddito imponibile; gli investimenti finanziari in società controllate, filiali, collegate e partecipazioni in joint venture quando soddisfano alcune condizioni in merito al trattamento degli utili non distribuiti e quando è probabile che la differenza non si annulli in un prevedibile futuro. In questi casi non si conteggiano le imposte differite.Le imposte sul reddito correnti e le imposte differite sono contabilizzate nel conto economico, eccetto le imposte che derivano dalle aggregazioni di imprese rappresentate da acquisizioni o dalle transazioni che sono imputate direttamente al patrimonio netto.
Le conseguenze fiscali che derivano dai cambiamenti di status fiscale dell’impresa o dai cambiamenti negli azionisti di riferimento, devono essere portate a ricavo a meno che quelle conseguenze si riferiscano direttamente ai cambiamenti nell’ammontare del patrimonio netto.Solo quelle conseguenze fiscali direttamente connesse a cambiamenti del patrimonio netto devono essere accreditate o addebitate al patrimonio netto e non al conto economico.Valutazione. Le attività e le passività fiscali differite devono essere calcolate con le aliquote fiscali che ci si attende saranno applicabili nell’esercizio in cui sarà realizzata l’attività o estinta la passività, utilizzando le aliquote fiscali e la normativa fiscale in vigore o sostanzialmente approvata alla data di chiusura del bilancio. L’attuazione delle attività e delle passività differite è vietata.La valutazione delle attività e delle passività fiscali differite deve riflettere gli effetti fiscali che derivano dalle modalità in cui l’impresa si attende, alla data di bilancio, di recuperare o di estinguere il valore contabile delle sottostanti attività o passività.
Quando un’attività non ammortizzabile secondo lo IAS 16 è rivalutata, le imposte differite che derivano da quella rivalutazione sono determinate sulla base delle aliquote fiscali applicabili al futuro realizzo del valore contabile che deriverà dalla vendita dell’attività.Un’impresa deve contabilizzare le imposte differite attive su tutte le differenze temporanee nella misura in cui è probabile che sarà realizzato un reddito imponibile a fronte del quale può essere utilizzata la differenza temporanea deducibile. Lo stesso principio si applica per la contabilizzazione delle imposte differite attive sulle perdite fiscali utilizzabili. Quando un’impresa è soggetta a diverse aliquote fiscali che dipendono dall’ammontare degli utili distribuiti, le imposte correnti e le imposte differite attive e passive sono determinate in base alle aliquote fiscali applicabili agli utili non distribuiti. Le conseguenze fiscali del pagamento dei dividendi sono contabilizzate nel conto economico dello stesso esercizio nel quale si contabilizza il debito per dividendi, a meno chele conseguenze fiscali del pagamento dei dividendi derivino da un’acquisizione o da un’operazione riconosciuti direttamente nel patrimonio netto.
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