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Il XX.secolo si apre all'insegna dell'ottimismo

Il mutamento del clima intellettuale e culturale verificatosi nel primo decennio del XX secolo è caratterizzato da profonde inquietudini, generate dalla crisi delle illusioni positivistiche, come, per esempio, il diffondersi che sia la scienza che lo sviluppo industriale avrebbero risolto una volta per tutte il problema di un pacifico progresso dell’umanità. Gli anni compresi tra il 1896 ed il 1914 furono caratterizzati soprattutto da una accelerata espansione ed un impetuoso sviluppo; anche paesi rimasti relativamente arretrati entrarono nell’era industriale. È quindi presente un generale ottimismo e una grande fiducia nel progresso, anche se in Europa stanno già maturando alcune tensioni politiche, economiche ed ideologiche dalle quali scaturirà la prima guerra mondiale. Solo i poeti e gli artisti non vivono questo ottimismo e si sentono sempre più estranei ad un mondo che non li capisce, e di cui già intravedono errori e tragedie. Sia nel campo artistico che in quello letterario nascono delle voci che esprimono una consapevolezza della crisi che sta maturando, e soprattutto delle nuove correnti che vogliono vincere la resistenza di tempi cristallizzati e con la coscienza di poter incidere sulla realtà per modificarla.
È in questo periodo che nascono le avanguardie, movimenti artistici e culturali che cercano di svincolarsi dai canoni del decadentismo che continua a dominare la cultura europea di inizio secolo, ma che mettono in luce anche la difficoltà degli intellettuali ad inserirsi nelle vicende storiche, favorendo così ancora di più una sorta di soggettivismo artistico e letterario. Queste correnti artistico-letterarie nascono attorno ad una teorizzazione che in genere viene esposta in uno o più manifesti in cui vengono definiti i fini, le modalità, gli strumenti dell’arte nuova, sempre in polemica con il passato.
Cubismo e astrattismo diventano i rivoluzionari indirizzi dell’arte, ai quali in letteratura si affiancano, contemporaneamente o successivamente, il futurismo, il dadaismo e il surrealismo.
Nel campo artistico, tra il 1908 e il 1909 Pablo Picasso, Marcel Duchamp e George Braque diedero vita al movimento che prese il nome di cubismo.

Raccogliendo la lezione dei grandi maestri delle generazioni precedenti (Van Gogh, Cezanne, Matisse) il cubismo diede il via al più profondo rinnovamento che la pittura conobbe in epoca moderna, basato sul concetto che occorreva superare la realtà per spingersi verso un’interpretazione che prevedeva la scomposizione dell’oggetto rappresentato. Secondo le teorie dei pittori cubisti, lo spazio è insignificante, le grandezze importanti sono solo larghezza e altezza, e non la profondità che viene rappresentata dai cubisti con alcuni segmenti obliqui per la profondità e curvi per i volumi. Nel 1912 Vasilij Kandinskij, un giovane russo trasferitosi in Germania, pubblicò “L’elemento spirituale nell’arte”, libro nel quale sosteneva che il pittore doveva smettere di ricorrere all’oggetto rappresentato come mediazione dell’espressione della propria personalità: il colore doveva essere usato come il musicista usa le note, senza alcuna preoccupazione di raffigurare altro che il proprio sentimento e il proprio Io. Era questo l’atto di nascita dell’astrattismo, una delle più rilevanti tendenze dell’arte novecentesca, che si diffuse immediatamente in tutta l’Europa.
Di più diretto interesse per la storia culturale e letteraria furono quelle avanguardie nelle quali si svilupparono teorie estetiche che tentarono di coinvolgere tutte le forme di espressione artistica, dalla letteratura alla musica, dal teatro alla pittura. Una di queste fu il futurismo, che può essere considerato l’unico movimento d’avanguardia italiano, ma ebbe anche notevole diffusione internazionale, e di cui Filippo Marinetti pubblicò il primo manifesto nel 1909. Questa corrente, proponendo un adeguamento delle arti alla corsa frenetica del progresso e l’uso delle parole in libertà, diede il via ad un processo di modernizzazione degli strumenti espressivi, nonchè ad una concezione nuova dell’artista e dell’arte, con continui riferimenti ai miti della modernità: la velocità, la guerra, le auto, l’imperialismo. Il futurismo, che ebbe maggiori fortune nel campo artistico, fu comunque un modo rivoluzionario per uscire dalla tradizione e diede il via ad un processo di svecchiamento della cultura. In Svizzera, durante la prima guerra mondiale, naque il dadaismo, che era un movimento di contestazione contro la società e di opposizione ad altre correnti di avanguardia, una contestazione verso la storia, la logica, la patria, la famiglia, la religione. Fondato da T. Tzara, il dadaismo indica in un linguaggio libero e senza regole logiche la sua scrittura rivoluzionaria, piena anche di suoni e fenomeni in libertà. Dall’approfondimento dell’esperienza dadaista nacque, attorno al 1920, il surrealismo, che propose un recupero della visione globale dell’uomo.

Fondato da Breton, il surrealismo si contrapponeva al naturalismo e al razionalismo, ed aveva in un linguaggio nuovo, capace di entrare nell’inconscio e di registrare le sensazioni interiori come la fantasia, il sogno e la follia, la sua caratteristica innovativa. Sia il dadaismo che il surrealismo non ebbero grandi adesioni in Italia, dove furono considerati solo per curiosità o per l’interesse per il fantastico e per l’irrazionale.
Nel ricordare l’ampio dibattito culturale e politico che ebbe nelle riviste fiorentine il merito di cominciare il processo di rinnovamento politico-sociale della nazione, possiamo concludere dicendo che le avanguardie artistiche e letterarie, attraverso le più svariate forme di sperimentazione e di elaborazione teorica, hanno sicuramente gettato le basi dell'arte e della letteratura contemporanea, sia in Italia che in Europa.

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