Niccolò Machiavelli (maturitná otázka)
Niccolò Machiavelli L’Italia e Firenze tra il ‘400 e il ‘500 Tra il ‘400 e il ‘500 l’Italia è in decadenza dal punto di vista economico e politico in seguito al difficile equilibrio degli stati regionali, alle conseguenti invasioni straniere e alle difficoltà del commercio nei confini del mediterraneo. In Italia si assisteva ad una tendenza diversa rispetto a quella europea: le molte Signorie, subentrate ai Comuni, erano desiderose soltanto di ampliare i loro territori a danno delle Signorie minori, e non avevano nessuna intenzione di realizzare una unità nazionale. Ci furono molte guerre tra gli Stati più forti (Milano, Firenze, Venezia, il Papato) per conquistare altri territori, e le alleanze che vennero firmate durante queste guerre fecero diventare molto confuso il panorama politico italiano del quattrocento. Un ruolo importante per stabilire una pace lo svolse Lorenzo de’ Medici detto il Magnifico, signore di Firenze, che per alcuni anni con una politica di equilibrio si guadagnò il titolo di “ago della bilancia d’Italia”. Alla sua morte però si scatenarono di nuovo una serie di lotte di cui approfittarono potenze come la Francia che guardava alle regioni del nord d’Italia con desiderio di possederle, e come la Spagna che ottenne il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia. In coincidenza con la morte di Lorenzo il Magnifico, si era aperta quindi in Italia una grandissima crisi politica. La morte del Magnifico fu solo una causa (la mancanza di equilibrio politico) mentre l’altra causa è la mancata unità d’Italia, mentre in Europa gli altri paesi avevano da tempo raggiunto un assetto unitario. Alla crisi politica si aggiunse quella economica provocata dalle scoperte geografiche che, aprendo nuovi mercati e nuove vie di comunicazione, agirono negativamente sull’economia italiana. Dal punto di vista letterario nasce il dibattito sulla questione della lingua; questione nata dall’esigenza di dare al volgare una solida ed elegante struttura formale e di dare all’Italia almeno uno strumento linguistico unitario.
La proposta di Machiavelli, che considera arcaico il parlare di Petrarca e di Boccaccio, è di proporre come lingua unitaria italiana il volgare fiorentino (o meglio toscano) nella sua forma parlata. La vita
Nato da una famiglia nobile il 3 maggio 1469, probabilmente fece studi umanistici, come era usanza fra i giovani di buona famiglia. Sicuramente si dedicò in maniera molto attiva alla politica fiorentina, soprattutto nel periodo successivo ai Medici, dal 1498, e fino al loro ritorno, nel 1512. Ebbe molti incarichi di “politica estera” anche come diplomatico presso altre corti italiane ed europee, in particolare in Francia e Germania. In tali occasioni dimostrò la sua grande preparazione politica e la sua intelligenza, e anche il suo profondo amore per la patria. Ma quando nel 1512 i Medici tornarono al potere, lui fu allontanato dalla sua carica, accusato di avere tradito i Medici. Pur desiderando sempre di riprendere la sua attività politica, si ritirò in provincia e si occupò in maniera più ampia allo studio e all’attività di scrittore. In questo periodo numerosi sono i trattati di politica, di storia e di strategia militare. Nel 1527, dopo la cacciata dei Medici, sperò di tornare alla sua vita politica, ma fu escluso ancora una volta da ogni incarico e morì poco tempo dopo.
Le idee e le tematiche
Il primo a concepire la politica in modo autonomo fu Niccolò Machiavelli. Egli diede alla politica un linguaggio nuovo e appropriato, utilizzabile solo in campo politico e non in altri campi. Fu una grande innovazione: suggerì norme e comportamenti semplici facendo riferimento alla sua esperienza di uomo politico e a personaggi della storia. Non fece mai affermazioni superficiali e non precise, ma diede sempre consigli utili e pratici. La cosa più importante che fece Machiavelli è perciò quella di avere fondato la scienza politica, cioè di avere trattato la politica come una scienza non legata ad altre scienze, e alla quale si potevano applicare delle leggi e delle norme che erano specifiche solo per la politica e che non si potevano applicare in altri campi, per esempio nel campo morale. Machiavelli pensa che i popoli devono essere guidati da una mano forte come quella di un Principe, capace di fare qualunque cosa pur di ottenere le cose migliori per il proprio popolo. Politica e morale, da sempre legate nel mondo medioevale, diventano per Machiavelli due scienze autonome. Lo stile con cui espone le sue idee e affronta i vari argomenti è sempre elegante e asciutto, e sempre rispondente ai vari generi letterari trattati. Egli usò un linguaggio vicino al parlare quotidiano, senza inutili raffinatezze letterarie e con alcune espressioni tipiche del popolo. Le opere politiche: Il principe (struttura e tematiche)
È un trattato in 26 capitoli.
In esso il Machiavelli vuole delineare le doti che deve avere un Principe per governare uno stato, secondo la sua convinzione che non si può governare bene senza comportamenti idonei a salvaguardare il bene dello Stato, anche a costo della propria vita. Questa è un opera realistica, in cui il Machiavelli tiene conto delle necessità dell’Italia, facendo spesso riferimenti ed esempi con la storia italiana di quel periodo. È diviso in 4 parti: · La 1° parte parla dei vari tipi di principati (ereditari, di nuova conquista, misti), di come si acquistano, come si mantengono, e come si perdono. Questa parte contiene suggerimenti su come si deve comportare una persona che, da semplice cittadino, diventa capo di un principato. · La 2° parte indica la necessità di avere un esercito forte ed addestrato, formato da cittadini che lottano per la propria patria e non da mercenari che lottano solo per il denaro, e che potrebbero essere corrotti dal nemico. Parla anche delle truppe ausiliarie che sono più pericolose di quelle mercenarie perchè più organizzate. Inoltre dice che è importante che un principe si addestri all’arte della guerra anche durante periodi di pace, anche andando a caccia o studiando il comportamento dei grandi condottieri della storia. · La 3° parte, che è anche la parte centrale dell’opera, delinea le doti che deve avere un principe, che oltre all’eroismo deve anche avere una forte e grande energia che può vincere, in caso di bisogno, anche la sorte contraria. In questa parte il Machiavelli espone il suo pensiero politico, il quale fu criticato duramente per i temi trattati. Il punto principale è che la realtà delle cose è molto diversa da come dovrebbe essere. La sua etica politica entra in contrasto con la morale comune. Il capitolo fondamentale, ma anche il più criticato, è quello (18°) in cui egli dà dei suggerimenti al principe su come deve comportarsi, se deve mantenere le sue promesse e la sua parola oppure no. La sua etica politica dice che non è importante come si ottiene qualcosa, ne se ci si comporta bene o male; la cosa importante è il fine dell’azione, cioè il bene dello Stato. · La 4° parte prende in esame l’Italia, che Machiavelli vede divisa e tormentata dalle lotte interne e dalle invasioni straniere, perchè manca un principe forte che sappia difenderla dallo straniero e sappia governare in maniera adeguata. Parla inoltre delle qualità dei consiglieri, e fa un’analisi delle cause per le quali il duca di Milano e il re di Napoli hanno perduto lo stato. Parla infine della fortuna e esorta il principe della casa de’ Medici a prendere l’Italia e a liberarla dai barbari.
Le opere letterarie: La Mandragola (tema, personaggi, critica)
È una delle più riuscite commedie del ‘500, in 5 atti, in prosa, basata sull’intrigo e la beffa.
Essa è anche la più originale perchè non è basata su argomenti tipici dei classici latini e greci. In essa si vede come il Machiavelli fosse uomo del suo tempo e d’altra parte con quanta amarezza, pur nella burla e nello scherzo, guardasse alla società attorno a lui. La trama ha il sapore della farsa contemporanea: l’adulterio consumato sotto gli occhi del marito e con il suo consenso. Trama:
L’anziano Messer Nicia e la sua bella moglie Lucrezia sono delusi perchè non hanno avuto figli. Callimaco, che è innamorato di Lucrezia, ha un’idea per approfittare della situazione e, con l’aiuto di Ligurio, si fa passare per un famoso dottore e dice a Nicia che se Lucrezia berrà una pozione di mandragola avrà sicuramente un bambino. Ma lo avverte anche che lui morirà sicuramente se avrà un rapporto con la moglie dopo avere bevuto la pozione. È quindi necessario trovare qualcuno che passi la notte nel letto di Lucrezia. E Nicia, che è uno stupido, ci crede e dice di essere d’accordo. A convincere Lucrezia ci pensano la madre Sostrata e fra Timoteo. Ovviamente è Callimaco, opportunamente travestito, che quella notte sarà nel letto di Lucrezia, la quale, scoperta la stupidità e la leggerezza del marito, eleggerà Callimaco suo signore. Personaggi principali:
Messer Nicia è un dottore molto stupido e dimostra la sua stupidità fino all’ultimo, quando è convinto che ha fatto bene e che finalmente presto diventerà padre. Lucrezia ha un carattere prima passivo e senza personalità, poi stabilisce un nuovo modo di comportarsi, passando da donna virtuosa a donna adultera. Callimaco è un giovane appassionato, pronto a tutto pur di arrivare al suo scopo e che alla fine avrà una amante impareggiabile. Ligurio ha fantasia e intelligenza, e riesce ad organizzare tutto in maniera perfetta per aiutare il suo amico Callimaco ad arrivare al suo scopo. Sostrata è una popolana di buon senso, molto decisa e forte. fra Timoteo è un frate corrotto, che convince Lucrezia a fare l’adulterio. Sicuramente non è un buon frate, come dice anche Machiavelli.
Critica:
Questa commedia è un saggio della psicologia umana, uno studio attento dei vari caratteri dei personaggi. Tutta la storia, veramente originale, si svolge in maniera rapida, verso la conclusione che tutti desiderano, tranne in un primo tempo Lucrezia.
Alla fine sono tutti soddisfatti, anche quel deficiente di Nicita, e risulta salva anche la devozione religiosa e l’unità della famiglia, che anzi si è accresciuta con le figure di Callimaco e Ligurio. Il linguaggio usato da Machiavelli è il fiorentino della parlata popolare, fresco e spontaneo e con battute spiritose e frasi dialettali molto belle.
Il dialogo intorno alla lingua
È un’opera letteraria (minore) composta nel 1514 ma mai pubblicata. È la risposta di Machiavelli alla questione della lingua nata nei primi anni del secolo. In essa il Machiavelli immagina un colloquio con Dante nel quale finge di dimostrargli che la vera lingua italiana è quella fiorentina. Infatti Machiavelli, che considera arcaico il parlare di Petrarca e di Boccaccio, propone come lingua unitaria italiana il volgare fiorentino (o meglio toscano) nella sua forma parlata.
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