Fame nel mondo
Tema: molti paesi in via di sviluppo Tipologia: trattazione tradizionale
La condizione di differenza economica di una popolazione del mondo nei confronti di un’altra si è sempre presentata nella storia umana. Se ne resero conto, ad esempio, gli europei quando conobbero le popolazioni dell’America meridionale, dell’Asia e dell’Africa che volevano colonizzare. L’indigenza di una parte dell’umanità non era vista come ingiusta, poichè le differenze del tenore di vita erano considerate un fenomeno tipico dello sviluppo di ciascuna civiltà. Del resto, i paesi economicamente meno sviluppati conducevano una vita corrispondente alle proprie tradizioni culturali e alle proprie possibilità. L’idea secondo cui tali differenze sarebbero una naturale conseguenza del diverso sviluppo dei popoli si è mantenuta fino alla metà circa del ‘900. L’ipotesi che una parte dell’umanità sia povera, nel senso di una inferiorità economica ingiusta, è sorta in relazione a due fattori. Il primo è la presa di coscienza dei popoli conquistatori di avere sfruttato i paesi colonizzati, rendendoli ancora più deboli economicamente. L’altro fattore è costituito dalla diffusione stessa della cultura occidentale, che ha fatto conoscere ed apprezzare i livelli di vita della società industrializzata.
A questi due fattori si è aggiunta sempre più chiaramente, a partire dal secondo dopoguerra, la considerazione che lo stato di sottosviluppo di alcuni paesi può costituire un pericolo per la stabilità politica internazionale e, quindi, un rischio per gli stessi stati tecnologicamente avanzati. Bisogna notare che su questo genere di riflessioni è cresciuta una visione più morale: lo spirito di uguaglianza di tutti gli uomini e il sentimento di fratellanza sono le motivazioni che oggi vengono ufficialmente indicate a favore dei popoli economicamente arretrati. Si può sostenere in effetti che, se la società ricca è pervenuta ad un concetto positivo di progresso e se inoltre il vantaggio economico è dipeso anche dallo sfruttamento dei paesi del terzo mondo, la medesima società industrialmente sviluppata deve disporre le sue risorse a vantaggio di tutti, in particolare di quei popoli di cui si è servita per la propria ricchezza. Bisogna ammettere che alcune nazioni del Terzo Mondo si sono impoverite ulteriormente nello sforzo di adeguarsi ai processi industriali dei paesi più progrediti. Per raggiungere un qualche progresso economico, quelle nazioni hanno impostato la politica economica puntando su tale esito, annullando però le potenzialità minime di risorse per la sopravvivenza delle masse. Alcuni governi del terzo mondo hanno addirittura scelto la strada della potenza militare, indirizzando a tal fine tutte le risorse economiche e sottraendo alla popolazione i beni indispensabili. La conseguenza di tutto ciò è che milioni di persone vivono in condizioni difficili, con quasi 50 Usd al mese, e cercano di risolvere il problema della sopravvivenza emigrando verso i paesi ricchi e industrializzati. La società industriale ha attirato grandi masse di popolazione dai paesi poveri. La specializzazione nei settori produttivi e l’innalzamento medio della popolazione istruita hanno determinato nelle regioni progredite una carenza di manodopera. Ciò ha facilitato l’afflusso di lavoratori da paesi del terzo mondo ad altissima percentuale di disoccupazione, come la Turchia, l’America Latina, l’Africa settentrionale e le Indie occidentali, ma non sempre questi immigrati hanno trovato la soluzione dei loro problemi. Per esempio l’aumento degli stranieri, visti come quelli che tolgono il lavoro, anche se essi assumono lavori che i residenti generalmente rifiutano, spesso genera ostilità presso i popoli ospitanti. Le ragioni del malcontento risiedono in due circostanze reali: l’elevata densità demografica dell’Europa occidentale e la disoccupazione che, sin dagli anni ’70, è diventato un problema generale per l’Europa. Da parte loro, questi cittadini extraeuropei si sentono sfruttati perchè sono pagati meno e perchè spesso sono vittime di episodi di razzismo. L’esito della difficile condizione economica di molte regioni del terzo mondo è la bassissima qualità della vita, anzi è la morte per fame. Il mondo civile ha sentito in modo più vivo il problema di questa autentica strage, riflettendo soprattutto sui bambini.
Così, oltre ad aiuti economici e alla costruzione di scuole ed ospedali, si è arrivati, per esempio, alla proclamazione dell’anno internazionale del fanciullo, fissato dall’ONU nel 1979, con lo scopo di rendere i vari livelli decisionali e la stessa popolazione maggiormente coscienti dei problemi dell’infanzia e ricordando che i problemi in favore dell’infanzia costituiscono parte integrante dei piani di sviluppo economici e sociali. Nella speranza di rendere la vita migliore per tutti i popoli del terzo mondo, molti paesi industrializzati stanno pensando di annullare i debiti di questi paesi nei loro confronti. Inoltre continuano gli sforzi per risolvere il problema della fame nel mondo e forse grazie allo sviluppo delle nuove tecniche scientifiche dei paesi industrializzati si riuscirà a risolvere questo grandissimo problema: l’ingegneria genetica può infatti aumentare la produttività e la qualità dei prodotti agricoli, diminuendo anche le loro malattie e quindi l’uso di sostanze chimiche, dannose per l’uomo e per l’ambiente.
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