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I diritti dell'uomo

Tema: i diritti dell’uomo

Ho deciso di sviluppare questo tema scegliendo, come tipologia, l’articolo di giornale, e come titolo
I DIRITTI DELL’UOMO E LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE
Dell’articolo, scritto in occasione del 50° anniversario della proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, immagino la pubblicazione su un settimanale, tipo Panorama.

Quando, nel passato, i diritti umani erano calpestati, e spesso in modo grave, non esisteva ancora nelle vittime la consapevolezza che la loro dignità umana veniva offesa: gli abusi, l'arbitrio, il disprezzo per i diseredati, venivano considerati un fatto naturale, non un fenomeno storico contro cui bisognava lottare. L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ripudiò questo concetto il 10 dicembre 1948, quando adottò un decalogo dei diritti di ogni abitante del pianeta: la Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo.La Dichiarazione non è una 'legge' internazionale, perché non ha carattere obbligatorio, non crea cioé norme vincolanti per gli Stati e gli individui ma ha una grandissima forza morale e politica. Prima del 1948 non esisteva un documento di portata planetaria che sancisse i diritti spettanti ad ogni essere umano, quale che fosse la sua cittadinanza, razza o posizione sociale: mancava un testo universale, che valesse per tutti. Gli Stati Uniti, la Francia e l'Inghilterra trovarono perciò naturale proporre all'Assemblea Generale dellONU di adottare un decalogo per tutta l'umanità. Così nel 1948, per la prima volta nella storia dell'umanità, Stati assai diversi politicamente e ideologicamente si misero d'accordo su una serie di obiettivi e principi e si impegnarono ad adoperarsi per conseguirli. L'idea di fondo della Dichiarazione è che ogni struttura statale, quale che sia la sua dimensione ideologica e politica, deve rispettare i valori essenziali della persona. La Dichiarazione ha avuto effetti enormi sulla comunità internazionale. Anzitutto ha scosso gli animi: non è un caso che nel 1957, nel primo dei processi che subì, Mandela si difese invocando la Dichiarazione Universale. Ed è stato osservato che la morte dell'apartheid si deve anche alla coscienza dei propri diritti, nata nella maggioranza di colore sudafricana a seguito del diffondersi dei principi della Dichiarazione.

La Dichiarazione ha anche contribuito alla caduta del Muro di Berlino, al declino delle dittature in America Latina, sta incrinando il gelo illiberale ancora così diffuso in Cina e oramai condiziona la politica estera di molti Stati.
In secondo luogo, la Dichiarazione è servita da punto di partenza e impulso per l'adozione di innumerevoli testi internazionali (tra i quali i famosi Patti sui diritti umani, del 1966), questi sì vincolanti giuridicamente, che l’hanno articolata, specificata e arricchita. Un altro merito della Dichiarazione è che essa ha costituito un manifesto e un'arma morale, indispensabile per tanti gruppi non governativi di appoggio e solidarietà ai perseguitati come Amnesty International.
Alle soglie del 2000, le grandi sfide nel campo dei diritti dell'uomo avvengono in aree su cui la Dichiarazione dà ancora indicazioni e direttive. I nodi principali, che andranno affrontati senza esitazione, sono sotto gli occhi di tutti. Le gravi crisi economiche e finanziarie e l'introduzione di nuove tecnologie creano sempre più disoccupazione in molte zone del mondo. Il problema del diritto al lavoro diventa sempre più cruciale. Assistiamo poi a grandi migrazioni dai Paesi poveri a quelli ricchi e alla conseguente graduale formazione, in questi ultimi, di società multietniche e multirazziali. Questo arricchimento quasi sempre provoca però razzismo e discriminazioni. Inoltre le persone tendono ad aggregarsi in gruppi etnici e religiosi e ad odiare chiunque non appartenga al gruppo. Le guerre etniche all'interno degli Stati diventano così sempre più frequenti. Un altro problema si pone attualmente soprattutto nelle società industrializzate, ma forse presto raggiungerà anche i Paesi più poveri: le moderne tecnologie stritolano la nostra vita privata, ci espropriano dei nostri pensieri e dei sentimenti più intimi. Esse catturano e manipolano non solo la mente ma anche il corpo: le biotecnologie, se non controllate e se libere da principi etici e morali, potrebbero alterare il nostro patrimonio genetico e potrebbero trasformarci in mostri. Infine, oltre al diritto al corpo e alla mente, va attuato anche il diritto all'ambiente: il mondo fisico in cui viviamo si sta rapidamente deteriorando.
Nella lotta per i nuovi diritti la Dichiarazione deve perciò restare la nostra stella polare. A cinquanta anni di distanza, si può dire che la Dichiarazione è ancora attuale. Nessuno nega certi suoi limiti storici, ad esempio la scarsa sensibilità per i diritti dei popoli o l'eccessiva genericità di alcune disposizioni. Nessuno nega che il suo linguaggio sia alquanto piatto, ben lontano da quello vibrante delle Dichiarazioni americane e francesi.

Malgrado questi limiti, e anche se i tempi sono cambiati, quel grande documento è ancora vivo e sicuramente continuerà a dare all’umanità il suo importantissimo contributo, così come ha fatto in questi suoi primi 50 anni di vita.

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