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Dalla società industriale alla società postindustriale
Dátum pridania: | 15.03.2003 | Oznámkuj: | 12345 |
Autor referátu: | Sika | ||
Jazyk: | Počet slov: | 1 975 | |
Referát vhodný pre: | Stredná odborná škola | Počet A4: | 7.7 |
Priemerná známka: | 2.98 | Rýchle čítanie: | 12m 50s |
Pomalé čítanie: | 19m 15s |
La società postindustriale, secondo loro, porterà con sé un'ampia gamma di nuove possibilità e di effetti positivi :
- maggiore importanza ai miglioramenti qualitativi rispetto alla crescita quantitativa;
- diminuzione della fatica fisica nel lavoro e sua tendenziale confusione col tempo libero;
- elevazione della scolarità e del sapere diffuso;
- riduzione dell'ansia per il futuro, attraverso il perfezionamento della tecniche di previsione e di programmazione;
- maggiore elasticità e fruibilità del progresso tecnologico (strumentazione miniaturizzata e personalizzata);
- aumento delle possibilità di scelta, sia di fronte al lavoro (per esempio nella gestione dei suoi tempi), che di fronte agli oggetti, ai divertimenti, alle fonti di informazione. In particolare, il tempo di lavoro influenza sempre meno la vita sociale dell'individuo ed i relativi tempi; aumenta la compenetrazione tra attività produttive e riproduttive. I tempi della vita possono ora reagire sui tempi del lavoro e possono costruire e sviluppare più liberamente i propri percorsi manipolando i vincoli che il lavoro prima imponeva in maniera rigida. Si fa strada così la percezione di una nuova potenza dell'uomo, fino a creare la convinzione che il nostro destino sia quello di «creare il nostro destino» .
D'altra parte, molte voci segnalano un crescente senso di precarietà ed incertezza che pervade ampi settori della popolazione a causa della perdita della concezione del posto di lavoro fisso e della crescente mobilità.
Mentre la società industriale produceva soprattutto mezzi di produzione, beni consumabili e capitale (sfruttando soprattutto la continuità dei bisogni e dei corrispondenti processi produttivi), la società postindustriale genera soprattutto conoscenza, gestione di sistemi, capacità di provocare e gestire il cambiamento .
II processo fondamentale, capace di influire su tutti gli altri nella società che si va costruendo, non è più infatti da identificarsi nella produzione dei beni, ma piuttosto nella programmazione dell'innovazione. L'accumulazione scientifica, l'azione dirigente, la manipolazione culturale divengono le nuove funzioni privilegiate e prendono via via il posto dell'accumulazione economica, dello sfruttamento materiale e dei conflitti economici. Le condizioni della crescita e del suo controllo escono ora dalla fabbrica. Esse travalicano gli stessi confini della sfera produttiva ed investono le sfere dei bisogni e delle attitudini delle persone, in tutti i loro tempi (e campi) di vita. Lo sfruttamento economico viene via via sostituito dall'alienazione sociale, dalla partecipazione dipendente con cui l'individuo viene «sedotto, manipolato, incorporato, anziché ridotto in miseria e controllato con metodi polizieschi». L'egemonia di questo processo è via via acquisita e consolidata da coloro che controllano lo sviluppo della conoscenza e che possono quindi pianificare l'innovazione in ambiti sempre più ampi del comportamento individuale e collettivo.