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Dalla società industriale alla società postindustriale

DALLA SOCIETÀ INDUSTRIALE ALLA SOCIETÀ POSTINDUSTRIALE

A - LA SOCIETÀ INDUSTRIALE
A.1 Le caratteristiche essenziali della società industriale
Le caratteristiche essenziali della società industriale possono essere così sintetizzate:

1.concentrazione di grandi masse di lavoratori salariati nelle fabbriche e nelle aziende finanziate ed organizzate dai capitalisti secondo il modo di produzione industriale;

2.prevalenza numerica degli occupati nel settore secondario su quelli occupati nel settore primario e terziario;

3.prevalenza del contributo dato dall'industria alla formazione del reddito nazionale;

4.applicazione delle scoperte scientifiche al processo di produzione industriale;

5.progressiva scientificizzazione della organizzazione del lavoro;

6.divisione sociale del lavoro e sua parcellizzazione tecnica sempre più capillare e programmata;

7.separazione tra luogo di vita e luogo di lavoro, fra sistema familiare e sistema professionale, con progressiva sostituzione della famiglia nucleare alla famiglia estesa;

8.progressiva urbanizzazione e scolarizzazione delle masse;

9.riduzione delle disuguaglianze sociali;

10. ristrutturazione degli spazi in funzione della fabbricazione e del consumo dei prodotti industriali;

11. maggiore mobilità demografica e sociale;

12. aumento della produzione di massa e crescita del consumismo;

13. fede in un progresso irreversibile e in un benessere crescente;

14. diffusione dell'idea che l'uomo, in conflitto con la natura, deve conoscerla e dominarla;

15. sincronizzazione dell'uomo non più sui tempi e sui ritmi della natura, ma su quelli incorporati nelle macchine;

16. prevalenza accordata ai criteri di produttività e di efficienza intesi come unico procedimento per ottimizzare le risorse e i fattori di produzione;

17. convinzione che, per il raggiungimento degli scopi pratici, esiste one best way: una e una sola via ottimale da intuire, predisporre e percorrere;

18. riconducibilità di ogni prodotto industriale ad un suo luogo preciso (la fabbrica) ed ai tempi precisi (standard) di produzione;

19. presenza conflittuale, entro le fabbriche, di due parti sociali - datori di lavoro e lavoratori - distinte, riconoscibili, contrapposte;

20. riconoscibilità di una dimensione nazionale dei vari sistemi industriali;

21.

esistenza di una rigida gerarchia tra i vari Paesi, stabilita in base al prodotto nazionale lordo, al possesso delle materie prime e dei mezzi di produzione.

A.2 La fase più matura della società industriale
Nella fase più matura della società industriale emergono fenomeni nuovi che aprono prospettive di un suo superamento e di transizione ad una nuova società:

- la progressiva convergenza tra i Paesi industriali, a prescindere dal loro regime politico;

- la crescita delle classi medie a livello sociale e della tecnostruttura a livello aziendale;

- la diffusione dei consumi di massa e della società di massa.

La società industrializzata si qualifica sempre di più come società "di massa", nel senso che consente e, ad un tempo, richiede all'individuo di inserirsi nel sistema di relazioni sociali, produttive e non. Il cittadino, incorporato come mai prima nei processi di gestione della cosa pubblica e del potere, diviene più solidale con la collettività e si sente più affine ai suoi concittadini, sviluppando forme di "avanzato egualitarismo morale". Si tratta di un'immagine basata soprattutto sulla teoria della società opulenta, intesa come frutto di una continua espansione della produzione e dei consumi; una società che, per mantenere un quadro costante di bisogni da soddisfare, comincia ad investire, con interventi di manipolazione, sfere di comportamento - soprattutto nei consumi - prima lasciate all'autonoma determinazione degli individui e dei gruppi. Ma gli anni euforici della società opulenta sono anche gli ultimi dell'epoca a dominanza industriale. Ad essa segue una fase di incertezza, determinata sia dalla percezione di oggettivi "limiti dello sviluppo", i cui effetti si fanno presagire come obiettivamente difficili, sia dalla carenza di modelli teorici sufficientemente sperimentati e consolidati per far fronte ad una realtà che si modifica con ritmi del tutto nuovi. Uno degli elementi principali della società emergente è infatti costituito dalla diffusione immediata, "in tempo reale", delle informazioni attraverso i mass media, che modificano la concezione del tempo e dello spazio e, con essa, i modi di pensare, gli schemi mentali, le tradizioni, la cultura.

B - LA SOCIETÀ POSTINDUSTRIALE
B.1 Le caratteristiche essenziali
La crisi dei modelli culturali della società industriale e l'avvento della cosiddetta società postindustriale trovano le loro proiezioni materiali, misurabili statisticamente, nel sopravvento del settore terziario sugli altri settori dell'economia. II 1956 viene indicato come anno di nascita della società postindustriale in quanto, per la prima volta, i colletti bianchi superarono numericamente i colletti blu negli Stati Uniti (cfr. D. Bell, The Corning of Post-Industrial Society: A Venture in Social Forecastìng, New York, 1973).

Il passaggio da una fase all'altra non avviene certo attraverso l'annullamento della prima e la sua sostituzione radicale con la seconda: sono la centralità strutturale e l'enfasi culturale che si spostano da un elemento ad un altro della convivenza sociale.

Così, la produzione di beni, che certo non regredisce, assorbe sempre meno risorse umane e materiali, che invece vengono sempre più assorbite dalla produzione di servizi.

Il concetto di società postindustriale attiene essenzialmente ai mutamenti nella struttura sociale, alle trasformazioni che si producono nella vita economica e nella struttura professionale, ai nuovi rapporti che si stabiliscono tra la teoria e la pratica sperimentale, tra la scienza e la tecnologia. Ne conseguono alcuni aspetti determinanti che si associano al passaggio, già considerato, dall'economia dei beni a quella dei servizi:

- la prevalenza dei professionisti e dei tecnici;

- la centralità del sapere teorico;

- la gestione dello sviluppo tecnico e il controllo normativo della tecnologia;

- la creazione di una nuova tecnologia intellettuale.

Queste trasformazioni della struttura produttiva e dell'assetto tecnologico conducono a profondi mutamenti anche sotto il profilo della cultura diffusa e delle immagini guida per l'azione degli individui e dei gruppi, comportando in particolare :

- il declino dei modelli di vita improntati alla fabbrica e alla grande industria;

- l'emergere di valori e culture centrate sul tempo libero;

- l'enfatizzazione del ruolo della conoscenza teorica, della ricerca scientifica, della produzione di idee e dell'istruzione;

- lo sviluppo della pianificazione sociale;

- il declino della lotta di classe polarizzata, sostituita da una pluralità di conflitti e di movimenti;

- la prevalenza degli attributi di carattere narcisistico nella struttura delle personalità individuali;

- la dominanza ossessiva del presente, sia sul passato che sul futuro.

L'immagine della società contemporanea, postindustriale, e della collocazione dell'individuo nel suo contesto risulta assai più complessa che nel passato, assai diversa da quella offerta dalla società industriale e da quella, ancora precedente, delle epoche rurali e mercantili. Immagini ottimistiche per le possibilità e le condizioni di vita dell'uomo postindustriale vengono manifestate dagli studiosi che si occupano delle nuove tecnologie e dei loro effetti sullo sviluppo sociale.

La società postindustriale, secondo loro, porterà con sé un'ampia gamma di nuove possibilità e di effetti positivi :

- maggiore importanza ai miglioramenti qualitativi rispetto alla crescita quantitativa;

- diminuzione della fatica fisica nel lavoro e sua tendenziale con­fusione col tempo libero;

- elevazione della scolarità e del sapere diffuso;

- riduzione dell'ansia per il futuro, attraverso il perfezionamento della tecniche di previsione e di programmazione;

- maggiore elasticità e fruibilità del progresso tecnologico (strumentazione miniaturizzata e personalizzata);

- aumento delle possibilità di scelta, sia di fronte al lavoro (per esempio nella gestione dei suoi tempi), che di fronte agli oggetti, ai divertimenti, alle fonti di informazione. In particolare, il tempo di lavoro influenza sempre meno la vita sociale dell'individuo ed i relativi tempi; aumenta la compenetrazione tra attività produttive e riproduttive. I tempi della vita possono ora reagire sui tempi del lavoro e possono costruire e sviluppare più liberamente i propri percorsi manipolando i vincoli che il lavoro prima imponeva in maniera rigida. Si fa strada così la percezione di una nuova potenza dell'uomo, fino a creare la convinzione che il nostro destino sia quello di «creare il nostro destino» .


D'altra parte, molte voci segnalano un crescente senso di precarietà ed incertezza che pervade ampi settori della popolazione a causa della perdita della concezione del posto di lavoro fisso e della crescente mobilità.


Mentre la società industriale produceva soprattutto mezzi di produzione, beni consumabili e capitale (sfruttando soprattutto la continuità dei bisogni e dei corrispondenti processi produttivi), la società postindustriale genera soprattutto conoscenza, gestione di sistemi, capacità di provocare e gestire il cambiamento .

II processo fondamentale, capace di influire su tutti gli altri nella società che si va costruendo, non è più infatti da identificarsi nella produzione dei beni, ma piuttosto nella programmazione dell'innovazione. L'accumulazione scientifica, l'azione dirigente, la manipolazione culturale divengono le nuove funzioni privilegiate e prendono via via il posto dell'accumulazione economica, dello sfruttamento materiale e dei conflitti economici. Le condizioni della crescita e del suo controllo escono ora dalla fabbrica. Esse travalicano gli stessi confini della sfera produttiva ed investono le sfere dei bisogni e delle attitudini delle persone, in tutti i loro tempi (e campi) di vita. Lo sfruttamento economico viene via via sostituito dall'alienazione sociale, dalla partecipazione dipendente con cui l'individuo viene «sedotto, manipolato, incorporato, anziché ridotto in miseria e controllato con metodi polizieschi». L'egemonia di questo processo è via via acquisita e consolidata da coloro che controllano lo sviluppo della conoscenza e che possono quindi pianificare l'innovazione in ambiti sempre più ampi del comportamento individuale e collettivo.

Ciò porta ad un'ampia riorganizzazione sia del lavoro aziendale che del tempo libero, al loro interno come nei reciproci rapporti e significati.

Nella società industriale sono chiaramente individuabili le condizioni di spazio e di tempo in cui avviene la produzione, come lo sono le gerarchie sociali in cui essa si esplica:

- esiste un luogo preciso, la fabbrica, dove avviene la produzione;

- datori di lavoro e dirigenti da una parte, classe operaia dall'altra sono i due poli contrapposti di una gerarchia unitaria e tendenzialmente onnicomprensivo;

- il sistema produttivo ha una precisa dimensione nazionale;

- i vari paesi sono ordinati secondo una gerarchia di importanza basata sull'ammontare del prodotto nazionale lordo.

Nella società postindustriale tutti questi punti di riferimento si indeboliscono e vengono tendenzialmente meno:

- si disarticola la produzione di qualsiasi bene in quanto le sue componenti (e le ricerche per idearle e produrle) sono frutto dell'attività di soggetti e di unità produttive diverse, assai distribuite nello spazio come nel tempo, e ricomposte via via in maniera diversa;

- si stempera l'immagine di un'unica gerarchia sociale, dominata dalla contrapposizione di due classi o graduata in una serie di strati;

- diventa labile, nel contempo, la dimensione nazionale della produzione, perché è assai difficile individuare il Paese o l'organizzazione titolare della produzione di un bene o di una ricerca;

- di conseguenza, anche la gerarchia tra le varie nazioni non è più nitida, legata ad una precisa variabile quantitativa in grado di sintetizzare tutti i valori, ma si stempera in una complessità di gerarchie funzionali, ove ogni paese può essere all'avanguardia in certi settori e arretrato in altri.

A.2 Dalla scoperta all'invenzione
La necessità di programmare il cambiamento comporta uno spostamento dell'enfasi dalla capacità di esecuzione (ripetitiva) alla capacità creativa, alla produzione del mutamento. Mentre nella società industriale i problemi da affrontare si presentano e vengono identificati prima di produrre le relative risposte (le risorse vengono via via introdotte e utilizzate nel processo produttivo per far fronte a necessità già presenti, anteriori ad esso), la società postindustriale appare in grado di fornire innumerevoli risposte, produce beni e tecnologie ad impiego multiplo, estensibile, ed ha bisogno, per esplicarsi, che le vengano continuamente sottoposti problemi, esigenze, finalità sempre nuove, che possono essere definite in tutta libertà. La creatività non sta più tanto nel produrre risposte nuove a problemi dati, ma, al contrario, nel far emergere esigenze ed obiettivi nuovi cui rispondere. Il consumo stesso si associa all'azione; esso non è più momento passivo di omogeneizzazione di massa, ma momento attivo in cui motivazione e azione conducono a produrre risposte nuove, a combinare in maniera più sofisticata i fattori di produzione e gli stessi prodotti. Il vero salto di qualità tra l'epoca industriale e quella postindustriale sembra allora da identificare nel passaggio dalla scoperta all'invenzione, dalla, ricerca di soluzioni alla ricerca di quesiti. Il lavoro scientifico comporta profondi rischi ed effetti di disumanizzazione. Esso rovescia, infatti, la propria tradizionale direzione di marcia, spostando il suo interesse dall'esterno all'interno dell'uomo stesso, dalla natura esterna al cervello ed alla mente umana, dalle operazioni per la trasformazione materiale dei beni alla simulazione dei processi intellettuali ed alla riproduzione con manipolazioni della vita umana.

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