Umberto Eco Meno ruže
L’autore del libro é del saggista e semiologo Umberto Eco, nato ad Alessandria nel 1932 e ordinario di semiotica all’università di Bologna dal 1971.
Pubblicista, noto per le sue brillanti inchieste sulla cultura di consumo, ha ottenuto un successo di risonanza mondiale appunto con "Il nome della rosa"(1980), thriller gotico di ambientazione medievale che sviluppa la fitta trama di un dibattito ideologico. Tra i suoi volumi di saggi vanno ricordati: "Il problema dell'estetica in Tommaso d'Aquino"(1956),"La definizione dell'arte"(1968), "Lector in fabula"(1979), "Semiotica e filosofia del linguaggio"(1983).
Il titolo di quest’opera é “Il nome della rosa” che, benché sembri non abbia nulla a che fare con un libro riguardante il medioevo, acquista un significato se leggiamo le righe finali dell’opera che dicono: “Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.”
Il libro é della editrice Odeon, Praha 1985.
2. Ambiente
Il luogo dove si svolge interamente la storia è un'abbazia Benedettina situata nell'Italia centro-settentrionale, che si trovava sopra un monte ed era circondata da una cinta di mura. L'edificio era di forma quadrangolare con quattro torrioni eptagonali. Gli ambienti che assumono maggiore importanza nel corso della storia sono i dormitori, la cucina (al primo piano), lo scriptorium (al secondo) e naturalmente la chiesa e la labirintica biblioteca disposta su due piani, il terzo e l’ultimo. Tutto nella costruzione dell'abbazia segue criteri di costruzione che rimandano ad un valore simbolico e ad un numero che ha un significato religioso. Così, nella descrizione dei vari ambienti, come ad esempio quella dell'intero edificio nel primo capitolo, il narratore sottolinea spesso la presenza nella geometria di questa costruzione dei numeri sacri, dal "3" al "7", al "5", all'"8". La religiosità della costruzione si manifesta anche sotto altri aspetti oltre a quello dei numeri. Ad esempio sul frontone della chiesa è incisa una scena religiosa che sgomenta il protagonista al solo osservarla, e lo scriptorium detiene un alone di sacralità dovuto al lavoro di copiatura dei libri da parte dei monaci. Ma l'intera abbazia, la cui architettura sembra poter esser facilmente compresa, possiede in realtà numerosi passaggi segreti ed una biblioteca che in realtà é un labirinto. Proprio la biblioteca assume sempre maggior importanza.
Sin dall’inizio del romanzo si scopre che la biblioteca è protetta da un alone di mistero che tutti i monaci, dall'abate al più semplice dei novizi, contribuiscono a rimarcare. Quando i due protagonisti riescono a svelarne il segreto, viene rivelata la sua complessa struttura: l'ultimo piano dell'edificio é diviso in cinquantasei locali, di cui uno (il "finis afriacae") accessibile solamente tramite un passaggio segreto, e ogni locale presenta un cartiglio con inciso un versetto dell'Apocalisse, sul quale é evidenziata una particolare lettera. La lettura in sequenza di queste lettere crea parole che indicano specifiche sezioni, come ad esempio: Iudaea, Aegyptius, Anglia, Yspania o Roma, che il bibliotecario usa per orientarsi e sistemare i libri. La collocazione di queste sezioni rispecchiava la posizione di questi territori sulle carte, così a settentrione c'erano le sezioni Anglia e Germani, a meridione Roma e Yspania e ad occidente Hibernia. La biblioteca é senza dubbio l’ambiente meglio descritto, anche perché é su di essa che in pratica verte l’intera storia, ma alla fine del romanzo essa verrà distrutta dall’incendio causato da una torcia, facendo così in modo di cancellare tutti i suoi segreti.
3. Sistema dei personaggi
Senza dubbio il personaggio più importante é Guglielmo da Baskerville, un frate francescano che aveva svolto la funzione di inquisitore ma che adesso deve vestire i panni di investigatore per risolvere il mistero degli omicidi all’interno dell’abbazia. É un uomo alto e magro; ha occhi acuti e penetranti con sopracciglia folte e bionde, naso affilato e un viso allungato coperto di lentiggini. Il suo nome deriva da quelli di due diversi personaggi; il nome é quello di Guglielmo da Occam, un filosofo empirista che per le sue idee si basava sull’esperienza, mentre il cognome deriva dal titolo di un famoso romanzo della serie di Sherlock Holmes dello scrittore Conan Doyle, “Il mastino di Baskerville”. Non poteva esserci due personaggi più adatti per la figura di Guglielmo da Baskerville, che più volte nel libro (per citarne una, la discussione con l’erborista Severino) ci dimostra la sua preparazione nello studio, la sua astuzia e la sua capacità di osservazione. Dal punto di vista simbolico Guglielmo rappresenta la voglia di conoscere e la razionalità.
Un altro personaggio importante é l’aiutante di Guglielmo, Adso da Melk, il cui nome ricorda quello dell’assistente di Sherlock Holmes, il dottor Watson.
Egli é una persona semplice ed appunto per questo non é un caso che sia il più adatto a raccontare la storia, ma appunto perché é lui il narratore non abbiamo una sua precisa descrizione, nè fisica né psicologica. Egli è un novizio benedettino ed è stato affidato a Guglielmo per avere un maestro che lo istruisca.È molto giovane ed ingenuo, ma anche desideroso di apprendere dal suo maestro che stima moltissimo. La sua ingenuità lo porta a un momento di debolezza in cui cade nel peccato della lussuria con una ragazza portata nel convento da altri monaci, un fatto questo che incide profondamente su di lui tanto che anche da vecchio é ancora perseguitato da quel ricordo.
Jorge da Burgos, è il più vecchio dei monaci dopo Alinardo, è cieco ma si muove e parla come se non avesse questo handicap. A causa dell’età ha i capelli ed il viso bianchi. Egli passa molto tempo nello scriptorium parlando con altri monaci, i quali lo stimano e allo stesso tempo lo temono molto e si rivolgono spessoa lui per avere consigli. Per i sui molti anni di presenza nell’abbazia ha molta influenza ed importanza, fu lui a far eleggere Abbone come abate e Malachia come bibliotecario. Jorge disprezza il riso e gli esseri umani che ridono perché secondo lui si prendono gioco di Dio. Per questo si impone di tenere segreto il misterioso secondo libro di poetica di Aristotele che giustifica e apprezza il riso. É lui il tanto ricercato assassino all’interno dell’abbazia. Non é difficile esprimere un giudizio assolutamente negativo su questo personaggio in quanto facilmente si puó ritenerlo un pazzo, ma si deve notare che rappresenta la fazione conservatrice della Chiesa del tempo.
Abbone è l’abate dell’abbazia di ordine benedettino e si occupa della vita all'interno di essa. La sua importanza risiede soprattutto nel fatto che sia lui a concedere la possibilità di consultare i libri della biblioteca, anche se in verità sono altri a concedere questa possibilità. Nel libro si nota facilmente che non riesce a gestire la situazione dopo il primo omicidio, ma si puó capire che anche prima le sue regole spesso erano state trasgredite. Per molti anni senza saperlo esegue il volere di Jorge e quando tenta di ribellarsi non riesce a concludere nulla se non morire intrappolato in un passaggio segreto. Abbone simboleggia l’amore per i beni materiali, come provano i numerosi anelli che porta alle mani.
Malachia da Hildesheim è il bibliotecario dell'abbazia, l'unico che ha il diritto di accedere nel labirinto e che conosce la disposizione delle stanze, anche se in seguito scopriamo che non é cosí.
Egli è manovrato da Jorge, il quale causa la sua morte.
Bernardo Gui è un frate domenicano ed é un inquisitore. E’esile e ha due occhi grigi e freddi. Ma più dell’aspetto fisico ció che impressiona di questo personaggio é la sua intelligenza e la sua perseveranza, ma anche la sua ossessione di far confessare l’inquisito. Bernardo viene contrapposto a Guglielmo per il suo modo di agire e per i suoi metodi di inquisizione e di indagine.
Salvatore è un monaco il cui passato é legato all’eretico fra Dolcino.Non ha un preciso compito all'interno dell'abbazia; procura ragazze al cellario Remigio e per questo entrambi vengono catturati e condannati da Bernardo Gui.
Severino è l’erborista dell’abbazia. Cerca sempre di aiutare Guglielmo, ma quando ritrova il libro viene scoperto e ucciso rendendo vano il suo lavoro. Nel suo laboratorio ha molte erbe e piante medicinali riguardo alle quali ha un’interessante discussione con Guglielmo, dimostrando di avere una grande conoscenza su di esse e una vasta cultura in generale. Egli fornisce a Malachia sostanze che provocano visioni per i tranelli della biblioteca.
Ci sono molti altri personaggi all’intarno del libro, ma spesso hanno poca importanza o un ruolo marginale per quanto riguarda la narrazione.
4. Analisi dello stille
Questo libro é un romanzo che segue la corrente del post - modernismo, in quanto non usa un gergo ed un tipo di narrazione accessibile a pochi, ma non é neanche un romanzo semplice alla portata di qualunque lettore. Non c’é quindi una separazione netta tra l’arte sperimentale e l’arte di massa col risultato che il romanzo é complesso ma allo stesso tempo di piacevole lettura. É presente un frequente rimando ad altri testi tramite citazioni e passi di altri brani, ma anche un rimando ad altre lingue, in quanto più volte si trovano nel libro frasi in latino, francese e tedesco, tanto che Eco inventa anche un personaggio che utilizza tutte queste lingue contemporaneamente, di modo che risultano frasi incomprensibili se non si presta molta attenzione o non é presente nel lettore una conoscenza abbastanza approfondita delle lingue. Ma a parte l’esempio di questo personaggio, la fusione di questi diversi linguaggi non porta eccessiva difficoltà nella lettura del libro, ed é soppesata cosí come é armonica la fusione dei diversi generi di romanzo e dei diversi stili.
Caratteristico di romanzi come questo é il fatto che lo scrittore si deresponsabilizzi riguardo ai significati dell’opera, in quanto suggerisce vari piani di lettura ma non ne impone nessuno, pensando che tutti abbiano la stessa importanza e che ogni lettore puó cogliere un messaggio diverso, che magari lo scrittore stesso non aveva pensato di mettere tra le righe.
5. Interese del libro
Questo romanzo é stato senza dubbio interessante e piacevole da leggere (lingua ceca). Naturalmente ho seguito maggiormente le parti attinenti al giallo, in quanto é la parte più accessibile e senza dubbio più accattivante del libro. Un altro aspetto che mi é piaciuto del romanzo sono state le varie discussioni filosofiche o culturali che, anche se non tutte piaciute o non sono riuscito a seguirle, comunque hanno trattato argomenti che per la maggior parte mi sono interessati o riguardo ai quali non avevo mai pensato, per esempio quello sulla licealità del riso. Ho ammirato soprattutto i due personaggi principali, Guglielmo per la sua furbizia e per la sua conoscenza, Adso per la sua semplicità e per la sua voglia di conoscere. Mi é piaciuto anche lo stile con cui Eco ha scritto questo libro, perché ha intrecciato vari generi letterari senza segni netti di passaggio da uno all’altro, ma come se uno fosse la conseguenza dell’altro e viceversa.
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